Origins - Le Origini

 

Ispirazione e critica letteraria

G. Rinaldi, C.R.S., Milano

Tra i risultati più importanti della critica letteraria della Bibbia vi è il riconoscimento di passi che l’autore sacro ha incorporato nella sua esposizione (critica interna) e di analogie tra la Bibbia e testi di altre letterature (comparazione). Nel primo caso sono specialmente dei documenti, spesso a carattere di elenchi: tavole genealogiche, località (Giosuè), i “trenta” di Davide (2 Sam. 23,24ss.); nei libri dopo l’esilio elenchi di rimpatriati, contribuenti, ecc. L’autore del libro “facendo suo” il documento, anche se non lo dice, ne garantisce la veridicità. All’altro caso appartengono le segnalazioni di tratti comuni di una certa estensione tra Bibbia e testi orientali. Esempi significativi: l’incontro di intere proposizioni del Salmo 104 con la celebrazione del dio solare di Amenofis IV (1) e di importanti espressioni del vaticinio dell’Emanuele in Isaia 7,14 con un testo (celebrativo-rituale?) di Ugarit (2). Il primo dice: Ecco la vergine sarà incinta e partorirà un figlio; il secondo: “Ecco la donzella partorirà un figlio”.

Questo e numerosi altri simili esempi del Vecchio e Nuovo Testamento (Qumran) ripropongono continuamente al commentatore e al lettore della Bibbia il problema del loro accordo con l’ispirazione. E’ da ricordare che ispirazione non vuol dire rivelazione di cose ignote, in parole prima non usate, ma cooperazione divino-umana e garanzia di verità. La parte umana in questa cooperazione è sensibile nella scelta delle parole, frasi e più vasti schemi espressivi e figurativi, sia che la composizione celebri Dio, sia che contenga un vaticinio. La distinzione del segno, o mezzo espressivo del pensiero, in parole, frasi e discorsi, difficilissima in sede di pura glottologia, è impossibile nel problema dell’ispirazione dei testi biblici. Nel caso d’Isaia-Ugarit la traduzione diversa del soggetto (vergine-donzella), certamente esatta per ognuno dei due contesti - che sarebbe lungo esaminare - indica il diverso spirito e valore delle due frasi e la limitazione dell’“incontro” a un particolare affatto esteriore.

Nei casi accennati e altri si osserva inoltre l’assunzione nella Bibbia, opera di solitari (gli ispirati), di elementi della cultura e mentalità popolare, che non è strano trovare ambientati nella vita del tempo.

(1) Testo in AOT 15; ANET 369.
(2) Gordon 77; “Aevum” 34, 1954, 10.

 

The first article published in “Bibbia e Oriente” (Bibbia e Oriente, I, January-February 1959, p. 1)
Il primo articolo pubblicato in “Bibbia e Oriente” (Bibbia e Oriente, I, Gennaio-Febbraio 1959, p. 1)

 

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